Il settore vitivinicolo in Bulgaria: un’opportunità d’investimento in un settore in forte sviluppo

La Bulgaria è la sesta nazione europea per dimensione dei propri vigneti con 60.000 ettari in produzione nel 2016, mentre per la produzione vitivinicola (in media 1.500.000 ettolitri) si pone al ventesimo posto nel mondo anche dopo Germania, Ungheria e Austria, che pur avendo un’estensione più ridotta hanno comunque una produzione più ampia, a testimonianza dell’ampio spazio ancora esistente per gli investimenti mirati nel settore vitivinicolo.

La viticoltura in Bulgaria storicamente è tra le più antiche: le prime tracce risalgono a circa 1.000 anni prima di Cristo, quando i Greci producevano e consumavano i vini locali, specie quelli della Tracia e della costa del Mar Nero, tra i più richiesti.
L’impulso alla coltivazione della vite è stato favorito anche dalla vicinanza (sponda opposta del Mar Nero) della Georgia ed Armenia, patrie dei vitigni storici; il Rkatsiteli vitigno bianco molto diffuso anche in Bulgaria, è originario della Georgia, mentre il vitigno più antico bulgaro è il rosso Eumolpia (chiamato anche Trakiiski Mavrud).

Oggi la viticoltura bulgara si basa su un gruppo abbastanza ridotto di vitigni autoctoni o storici e un gruppo massiccio per tipologia e per estensione di vitigni alloctoni.
I vitigni stranieri (arrivati tra la fine del ‘800 e l’inizio del ‘900) sono costituiti dal gruppo francese (Aligoté, Chardonnay, Sauvignon blanc, Ugni blanc, Muscat Ottonel tra i bianchi più diffusi, Cabernet Sauvignon, Merlot, oltre ad una folta schiera di altri vitigni rossi) seguiti da quelli italiani (soprattutto bianchi, molto diffusi, come il Riesling italiano e il Traminer, pochi rossi come il Barbera, il Sangiovese e L’Ancellotta), il Gamza ha origini ungheresi (Kadarka) i due Feteaska, l’Alba e il Regala hanno origini romene.
Tra i vitigni autoctoni il più caratteristico è il Melnik (varie varietà), coltivato essenzialmente nella “Dolinata na Struma”, seguito dal Pamid (vini rossi chiari e leggeri) e Mavrud tra i rossi, il Tamianka (coltivato anche in Romania con il nome di Tamaioasa), i vari Misket tra cui il più diffuso il Misket Cherven e il Dimyat tra i bianchi.

La viticultura bulgara è passata dal Monopolio di Stato alla proprietà privata nei primi anni del 1990 e oggi ci sono circa 45.000 viticoltori, (media 1,50 ha/proprietà) ma vi sono pochi vinificatori, solo grazie all’intervento straniero (anche italiano), con acquisizioni di vecchi Enopoli di Stato e l’ammodernamento degli impianti; al momento 122 produttori si dividono il mercato commerciale vinicolo, ancora un folto gruppo di viticoltori vinifica personalmente la sua piccola produzione di uve per ottenere il fabbisogno famigliare o al massimo da dividersi tra gruppi famigliari e di amici.

Questa situazione conferma il grande divario tra ettari in produzione e vino prodotto (resa 3,560 kg/ettaro), sicuramente una buona parte di reale produzione non è dichiarata, anche perché vi è un notevole divario tra le produzioni delle annate più recenti (nel 2000 si sono prodotti oltre 50 milioni di litri di vini a denominazioni di origine, mentre solo 6.5 milioni di litri del 2008, per risalire ai 12 nel 2013 e ai 135 milioni nel 2018).

Il territorio viticolo è suddiviso in cinque regioni, in base a posizione geografica, omogeneità del clima, quantità di pioggia e ore di sole, varietà di uve, metodi di coltivazione, di vinificazione e tradizioni storiche, esse sono:
Dunavska Ravnina, Chernomorie, Trakiiska Nizina, Dolinata na Struma, Rosova Dolina.
A livello amministrativo la Bulgaria è invece suddivisa in 28 oblasti (province o distretti) e in 287 obshtini (comuni).

Il settore vitivinicolo è gestito da due enti statali, lo IALV (Agenzia esecutiva della vite e del vino) e la CNVV (Camera Nazionale per la viticoltura e il vino) che dipendono dal Ministero dell’Agricoltura.
Il comparto vitivinicolo bulgaro (per controlli, statistiche, documentazioni, ecc.) è diviso in sei settori: nord-ovest, centro-nord, nord-est, sud-est, centro sud, sud-ovest.
In ognuno di questi settori vi è una sede della CNVV.

A loro volta questi settori sono divisi in nove unità territoriali dello IALV:
Montana (nord-ovest), Pleven e Ruse (centro-nord), Varna (nord-ovest), Burgas e Sliven (sud-est), Plovdiv e Haskovo (centro-sud), Blagoevgrad (sud-ovest).

L’organizzazione governativa di controllo e di gestione del sistema vitivinicolo è l’Agenzia Esecutiva della vite e del vino, che ha suddiviso il territorio in nove unità (vedi sopra) per completare il riordino del settore e l’inventarizzazione vitivinicola nazionale richiesta dall’Unione Europea).
Tra i suoi compiti, oltre a detenere il Registro delle DOP e IGP, è di sua competenza l‘intervento tecnico per il riconoscimento delle nuove DOP o IGP, sia nella compilazione delle disciplinari, sia nella verifica sul campo dei vigneti e delle delimitazioni proposte; è l’ente di controllo della produzione e si occupa della documentazione come la dichiarazione di vendemmia, stoccaggio, commercializzazione e soprattutto è l’Ente che rilascia dopo attento esame chimico-fisico ed organolettico il codice distintivo (uno per ogni lotto, tipo di vino, produttore, e unità territoriale) delle DOP o IGP.

Il sistema del DOP e IGP bulgaro viene riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura, sentito il parere dello IALV e successivamente attivato con Atto Ministeriale (vedi disciplinari nelle pagine regionali, secondo la normativa statale e alla legge sul vino e le bevande alcooliche del 1999 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 1/10/1999 con decorrenza il 01/01/2000 (modificata più volte sino alla G.U. n. 98 del 2018).
La Legge 1999 è stata completata con l’Ordinanza n. 53 del 06/04/2000 e successive modifiche (ultima 27/11/2018) con specifico riferimento al riconoscimento organizzazione e controllo delle DOP e IGP.
Attualmente in Bulgaria vi sono:
2 IGP (ZGU)
3 DOP di zona (VGNP)
26 DOP di microzone (VGNP)
23 DOP di microzone (VGKNP)
Nel 2020 si elencano più di 50 VGNP e VGKNP e 2 ZGU.

In Italia il turismo enogastronomico conta più di 100 milioni di visitatori l’anno, che portano un indotto di più di 12 miliardi di euro (60% stranieri), naturalmente in condizioni pre-pandemia. La Bulgaria è agli inizi e questo settore offre un grande spazio da sviluppare.
Dall’adesione della Bulgaria all’Unione Europea (2007) sono stati stanziati diverse tipologie di fondi a sostegno dell’agricoltura, della viticoltura, della vinificazione e dello sviluppo del turismo enogastronomico (per l’edificazione di alloggi/foresterie, ad es.) nel Paese. Trovandoci all’inizio del nuovo piano dei fondi strutturali (2021-2027) si apriranno certamente molte occasioni di supporto nel settore.

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